Il galateo antico

Il galateo antico esimeva dalle regole medioevali di comunicazione i dettami del comportamento a tavola; esso rappresentava una griglia filosofica senza tempo per la ricerca della felicità, determinante, come vedremo in altri articoli, per la psicologia dell’individuo.

Da Platone (La repubblica) ad Aristotele (La politica; Etica nicomachea), fino a Kant, molti pensatori, poeti ed artisti si sono interrogati intorno a cosa sia degno per l’uomo. Alcune grandi parole ci hanno accompagnati lungo la storia (felicità, verità, giustizia, saggezza, fortezza, temperanza …), ed hanno condizionato tutto l’agire umano.

Anche se le risposte sembrano oggi evanescenti, tuttavia abbiamo sempre avuto un’idea, una tendenza, elaborata in forma di concetti (mente), parole (suoni), segni (scrittura, affreschi, sculture), doni, comandamenti, massime.

Dante Alighieri - Domenico di Michelino

Le virtù cardinali professate dal galateo antico erano così riconosciute ed espresse:

Giustizia

(morale, senso civico)

Saggezza

(prudenza, sapienza)

Fortezza

(coraggio, magnanimità)

Temperanza

(moderazione, disciplina)

Beneficienza, solidarietà, dare a ciascuno il suo, generosità, sincerità, bontà, onestà, liberalità, socievolezza. Conoscenza, intelletto, verità, sapienza (cose di dio), scienza (cose umane), ben deliberare, conoscenza eccelsa. Saldezza, spirito sublime, animo invitto, fermezza, abnegazione, costanza. Moderazione, modestia, compostezza, contegno, continenza, misura, moderatezza, rispetto regola.

Prerogativa dell’Anima

Anima razionale

Anima emotiva

Anima concupiscente

A queste si aggiungono le virtù teologali come la fede, la speranza, la carità, la pace e la libertà.

 

Sull’altro fronte, rispetto alle virtù, si collocano i vizi. La separazione netta fra virtù e vizio considera che in contrapposizione a ciascuna virtù ci siano uno o più vizi. Sembra che gli antichi fossero più attenti allo studio delle virtù, interpretando i vizi come la negazione della virtù, secondo una visione speculare e contrapposta (Aristotele).

Superbia

Avarizia

Lussuria

Invidia

Gola

Ira

Accidia

Con l’avvento della scolastica i vizi vengono esaminati dettagliatamente, in relazione al peccato, ed assumono una propria autonomia ed una differenziazione rispetto alla semplice negazione delle virtù.

Vengono pertanto aggiunti i vizi di vanagloria, crudeltà, discordia, tirannide, cupidigia e negligenza.

Se le virtù portano l’uomo alla felicità, per contrapposizione i vizi assegnano l’essere umano all’infelicità.


A tale dialettica filosofica verrà demandato il compito di delineare e contribuire alla semantica ed alla semiotica del linguaggio l’assegnazione di segni e costrutti che possano eticamente informare ed indirizzare il potenziale consumatore a scelte felici (vd. articolo di “Introduzione alla psicologia del consumo”).

(In tributo al mio professore di estimo, con stima, B. Gretter).