Semantica e semiotica

Varie sono le forme della comunicazione: verbale, para-verbale, spaziale, simbolica, culturale etc.
Molte, inoltre, le terminologie subentrate con l’avvento del web e nelle politiche sociali di ogni Paese.
Al fine di enunciare la “comunicazione” in modo coerente rispetto alle altre categorie del magazine, è fondamentale concentrare l’introduzione dei concetti di “semantica” e “semiotica”:

l’etimologia della prima (dal greco “shmainein”, significare), corrisponde alla branca della linguistica che studia i fenomeni del linguaggio come manifestazione dei contenuti di un pensiero. La semantica gioca un ruolo fondamentale nel campo della comunicazione (anche pubblicitaria) e richiede una capacità particolare nella gestione appropriata dello strumento linguistico.

La semiotica (dal greco “shmeion”) ha invece per oggetto i “segni” quali mezzo per la comunicazione, ogni forma usata per trasmettere un messaggio (linguaggio simbolico) ed è finalizzata ad individuare un codice di trasmissione e ricezione dei messaggi attraverso il corretto uso dei vari sistemi dei segni.

Segni e significati

La comunicazione si può quindi sintetizzare in un processo volontario di trasmissione di informazioni di vario tipo che avviene tramite una serie di segnali codificati (codice), tali cioè da presentare un significato condiviso sia dal mittente che dai destinatari.

La progettazione, la produzione ed il commercio di prodotti e servizi non possono trascendere dalla ricerca della significazione, momento in cui un essere senziente riconosce, in una realtà percepibile, il significante di un contenuto particolare, il significato.

E da quello dell’interpretazione, nella quale il transito di informazioni deve essere condizionato dalla c.d. significazione, al fine di rendere possibile una risposta interpretativa nel destinatario.

La responsabilità tecnologica non può trascendere dalla comunicazione: argomenti sociologici, economici, giuridici ed infine tecnici, dato lo stretto ed indispensabile intreccio di tutte queste discipline nelle strutture semantiche e semiotiche dell’advertising (pubblicità), a maggior ragione nel contesto internazionale e negli strumenti del web, implicano il ritorno ad un’etica globale sui valori civili trasmessi.

Responsabilità tecnologica

Tecnologie sottorranee nel 1955
Inaugurazione della metropolitana, Roma – 1955

Verrà un giorno, e non è molto lontano, in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, assistere a importanti spettacoli, stringere amicizie, visitare i negozi del quartiere e mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona.

Bill Gates

Gli scenari che si sono aperti nel mondo della tecnologia con l’avvento della #BUL, ovvero Banda Ultra Larga, sono spesso sottovalutati e non vengono presi in considerazione gli aspetti che essa porta a beneficio del nostro lavoro, del modo che abbiamo di svolgerlo e della sostenibilità dello stesso.

Da quanto tempo abbiamo nelle nostre teste la parola Cloud? E da quanto tempo stiamo provando a utilizzarlo con insuccesso? Probabilmente da tanto e troppe sono state le delusioni nello scoprire che questa tecnologia, spesso è risultata acerba. Lo stato di “inutilizzabilità”, però, non è stata solo colpa della pioneristica avventura nel mondo della nuvola ma spesso è o è stata data dalla mancanza di infrastrutture. I sogni visionari di Bill Gates si sono avverati solo grazie al raggiungimento di un livello di connettività tale da rendere realmente fruibile la condivisione dei dati, non solo in ottica social, ma anche in ottica aziendale: esempio agli occhi di tutti oggi è lo smart working.

E’ pronta un’azienda per adottare questo strumento? Il bisogno di un’analisi dell’infrastruttura informatica è ovviamente doverosa, al fine di garantire il corretto metodo di utilizzo, di fruizione e soprattutto la protezione dei dati che vengono veicolati attraverso i canali utilizzati.

E’ pronto l’utente por poter entrare in questo metodo di lavoro? Purtroppo spesso la risposta è no. Non ci siamo fatti trovare pronti, culturalmente parlando, per adottare il lavoro agile. Certo, le recenti vicissitudini hanno obbligato molti datori di lavoro ad adottare questa tipologia di svolgimento dell’attività lavorativa che è anche un potentissimo strumento sia in ottica di sostenibilità che di welfare aziendale, ahimè obbligato come unica soluzione nonché alternativa.

Poter usufruire dei propri dati, siano essi documenti, disegni, progetti, non solo trovandosi in ufficio ma anche “da remoto”, come può per esempio essere “il cantiere”, consultando un disegno che l’utente ha elaborato in ufficio o “da casa”, piuttosto che la possibilità di interconnettere due sedi fisicamente separate, è solo ed esclusivamente possibile grazie alla larghezza di banda che oggi, finalmente, abbiamo a disposizione.

La speranza che questo metodo, entrato forse nel modo sbagliato negli uffici delle aziende e nelle case dei lavoratori, continui a trovare utilizzo e terreno fertile per essere applicato in tutte le sue declinazioni, è forse uno dei grande auspici che può aiutare a pensare in maniera positiva al metodo di lavoro che ci attenderà quando il triste momento in cui ci troviamo ora, sarà finito.

Ringraziamo per la collaborazione nella stesura di questo articolo, il Per. R. Postinghel, di Right Plan.

Native Vs. Digital

Insieme al prodotto, al suo prezzo, alle modalità di distribuzione, alle iniziative di promozione, la pubblicità costituisce una delle ‘leve’ del marketing mix, cioè di quella combinazione di variabili che le imprese decidono di adottare per agire con efficacia sul mercato.

Uno spot televisivo tende ad incrementare la credibilità di un’azienda e promuove il prodotto ad una “platea” molto vasta di persone: solitamente il target delle persone che guardano la tv è estremamente trasversale, tuttavia è bene ricordare che le reti televisive, fanno la differenza.

Anche il contenuto di uno spot ed il linguaggio adottato segnano un confine nella pubblicità televisiva: quello delle televisioni locali solitamente è molto più indirizzato al prodotto, mentre aziende di respiro internazionale preferiscono formule più istituzionali, magari secondo schemi non solo italiani.

Uno dei motivi apparenti per cui le aziende edili scelgono di non avvalersi della pubblicità massiva è rintracciabile nella grave crisi che sta attraversando il settore, alla politica sempre più rituale del massimo ribasso dei prezzi e delle logiche devianti che scatenano una forbice sempre più ampia tra preventivo e consuntivo dei costi.

E’ infatti convenzione comune pensare che la pubblicità in TV sia onerosa.

Tuttavia i costi non sono fissi, ma dipendono da molti fattori, ad esempio:

  • canale
  • fascia oraria
  • popolarità del programma
  • numero di telespettatori
  • posizione (uno spot mandato per primo costa di più che uno mandato dopo 2 minuti e mezzo)
  • periodo di programmazione (mese o stagione)

Palinsesti pubblicitari, alcuni esempi

Oltre ai canali tradizionali, l’avvento delle piattaforme digitali a pagamento sta ridisegnando i confini della pubblicità in TV: Nielsen ne esplicita i dati in un bell’articolo intitolato “Play, rewind, replay: la funzione dei video nel 2017”, da cui trarre il segante estrapolato:

“(…) Nel mese di novembre 2017, gli utenti italiani tra i 18 e i 74 anni che si sono collegati almeno una volta sono 30,3 milioni, il +13% in più rispetto al pari periodo dell’anno precedente (fonte: Audiweb powered by Nielsen). Il 92% degli intervistati fruisce di film, telefilm e spettacoli sintonizzandosi sulle emittenti “tradizionali”, in chiaro o a pagamento. Questo consumo di base viene però integrato dall’accesso ai contenuti disponibili online. L’89% dichiara infatti di fruire abitualmente di contenuti disponibili su una o più piattaforme digitali”.

Statistiche Native Advertising Italia, dati Nielsen

In merito ai canali in streaming on line, il caso di attualità di Netflix, sta facendo scalpore per la  sperimentazione su campioni randomici di utenti anglofoni dell’inserimento di pubblicità tra un episodio ed un altro. Non si tratta di spot pubblicitari esterni, ma dell’inserimento di trailer promozionali relativi a prodotti Netflix, che vengono casualmente inseriti tra un episodio e un altro di una stagione.

Il dibattito verte proprio su tali contenuti, in quanto l’offerta del colosso è disponibile previo abbonamento e perciò contraddistinta dall’assenza di spot pubblicitari.

Ciò consente di analizzare il concetto di Native advertising.

Nell’ultimo quinquennio infatti si assiste all’esponenziale crescita di un’altra forma pubblicitaria, per la quale il contenuto viene sponsorizzato, promosso e visualizzato all’interno dei contenuti offerti al lettori. La pubblicità nativa ha come caratteristica fondamentale quella di non essere assolutamente interruttiva per gli utenti in quanto il messaggio pubblicitario assume le stesse sembianze del contenuto diventandone parte, con l’obiettivo di catturare l’interesse dei lettori.

Nielsen ha misurato per Outbrain, player attivo nel content discovery, 18 campagne di native advertising lanciate in Italia. Questo tipo di advertising consiste in una serie di formati in cui il contenuto sponsorizzato viene proposto con un taglio giornalistico e impaginato con uno stile grafico in linea con quello della sezione o rubrica del sito che lo ospita. Le piattaforme di content discovery, grazie ad appropriati algoritmi, segnalano tali contenuti ai target selezionati.

Il native advertising si propone quale luogo di accrescimento della conoscenza di prodotti e servizi, ma soprattutto come luogo di rilancio del dialogo con il consumatore da parte della marca.

Le performance dipendono ovviamente dalla qualità dei contenuti proposti, intesa secondo una duplice accezione:

  • sia come qualità formale del contenuto (la sua dimensione “estetica”),
  • sia come qualità informativa (a sua capacità di suscitare interesse nei confronti del consumatore).

Il native advertising è pertanto considerato uno strumento che integra efficacemente le altre forme di advertising generali, la cui vocazione è quella di raggiungere ampie audience, supportando sia i KPI (Key Performance Indicator) di brand, sia il livello della stessa comunicazione pubblicitaria.

Le principali forme di Native Advertising che siamo abituati a vedere ogni giorno sono ad esempio i True View di Youtube, i Tweet sponsorizzati e i post sponsorizzati di Facebook, di cui parleremo nei prossimi articoli.

Per ulteriori approfondimenti sui principali listini pubblicitari:

http://www.raipubblicita.it/listini/

http://www.publitalia.it/listini/homeListini.shtml

http://www.skypubblicita.it

Reti interconnesse

Il primo messaggio della storia è trasmesso il 24 maggio 1844 alle 8,45. Morse a Washington telegrafa a Vail a Baltimora: “What Hath God Wrought” (“Quali cose ha creato Dio”).

Gli studi di fisica dell’800 hanno cambiato radicalmente il mondo della comunicazione, che da sempre risponde al bisogno umano di arricchire un’immaginario collettivo. 

La comunicazione, nata con l’uomo, si è ulteriormente evoluta attraverso la sua rappresentazione immaginifica, necessaria a raggiungere il maggior numero possibile di destinatari, mitigando confini socio-culturali altrimenti invalicabili (M. Mc Luhan, 1967). La comunicazione ci permette di entrare in relazione con l’altro. Creare relazioni significative è uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano.

La prima tecnologia che ha consentito la trasmissione letteralmente istantanea di dati fu il telegrafo; gli studi di fisica sull’elettromagnetismo hanno dovuto impiegare tempo e sforzi, anche attraverso gli interessi delle compagnie dei telegrafi, per dimostrare il valore rivoluzionario di questa invenzione.

All’epoca, infatti, tale sistema non permetteva la conservazione dei dati, ma si distingueva dal consueto servizio postale per la sua natura commerciale, che fece nascere il concetto di “communication provider” (un provider di servizi che ha accesso alle comunicazioni degli utenti). 

Guglielmo Marconi e l’invenzione del telegrafo.

Nel 1970 nasce il primo sito di e-commerce. Da qui inziano a svilupparsi tutti i canali e gli strumenti che oggi conosciamo, come i social media, l’email marketing, arrivando fino ai social media.

La storia dei telefoni cellulari inizia il 3 aprile 1973 quando l’ingegnere senior che lavorava per Motorola, Martin Cooper, ha usato un cellulare per chiamare un potenziale concorrente nel mercato della telefonia mobile. Questa è stata la prima chiamata da un telefono cellulare mai fatta.

Per definizione “il web marketing è la branca delle attività di marketing dell’azienda che sfrutta il canale online per studiare il mercato e sviluppare i rapporti commerciali (promozione/pubblicità, distribuzione, vendita, assistenza alla clientela, etc.) tramite il Web” (Fonte: Wikipedia).  

Questa definizione riassume più di un secolo di studi, di tecnologia e di nuovi bisogni emergenti. 

Martin Cooper e l’invenzione del cellulare.

Ad oggi Internet è pare essere diventato indispensabile: Ma è davvero così?

Dipende dal suo utilizzo. 

Le motivazioni che lo rendono tale risiedono soprattutto sulla sua base dati, la più grande del mondo. Internet offre anche gratuitamente la possibilità di monitorare l’andamento dei trends di mercato e di monitorare di contro l’andamento di un’azienda e dei suoi competitors.

Inoltre permette di entrare in relazione immediata con chiunque, senza alcun limite geografico, sebbene nell’ambiente edile spesso il mercato di riferimento sia ancora vincolato alla zona locale.

La natura commerciale del web deriva dunque principalmente dal controllo dei dati: un messaggio di comunicazione, qualunque esso sia, è in grado di raggiungere istantaneamente un target profilabile e controllabile; i risultati sono misurabili e potenzialmente virali, consentendo un aumento esponenziale dei numeri di feed-back. Ogni messaggio è inoltre riusabile e facilmente adattabile al contesto, con la conseguente riduzione dei tempi e dei costi di ricerca dei contenuti di comunicazione (il cosiddetto “content marketing”).

L’utilizzo del web, dunque, dev’essere analizzato sia in termini passivi che attivi:

talvolta è sufficiente o persona strategico utilizzare il web per l’analisi dei dati, mentre in altri casi il Core Business aziendale abbisogna di comunicazione ed utilizzo attivi di internet.

Interrelazione e tradizione: il Golden Bridge Ba Na Hills in Vietnam

Nel caso in cui il web fosse da intendere attivamente, è bene considerarne fin da ora gli effetti futuri per poter pianificare le prossime azioni di intervento:

  • il Web 1.0 non presume un’iterazione con l’utente, che può solo visualizzare i contenuti senza copartecipare ad essi. 

Le azioni sono le News Group, Advertaising sui Siti, il posizionamento su Motori di Ricerca (attività SEM).

Le competenze che riguardano l’azienda sono di stampo informatico e possono essere esternalizzate a società di consulenza specializzate.

  • Il Web 2.0 apre il  mondo delle interazioni e delle integrazioni con il Web. L’utente può commentare, modificare, condividere quello che incontra. Da utente passivo diventa attivo.

Le azioni riguardano principalmente la gestione della Web Reputation: l’interazione non è più one to one (uno contro uno), bensì one to community (uno contro una comunità virtuale di consumatori).

Le competenze che l’azienda deve possedere si spostano sulle capacità digitali e soprattutto relazionali e comunicative.

  • Il Web 3.0 corrisponde all’attuale evoluzione di internet e delle regole dell’interazione tra utenti. Esso è caratterizzato da una maggiore consapevolezza, e conseguente superiore controllo, dei fruitori riguardo i contenuti di comunicazione e dall’evoluzione grafica dal 2D al 3D. 

Le azioni che vi si riconducono riguardano principalmente la nozione di “web semantico”, per la quale la navigazione non avviene solo per chiavi di ricerca (ricerca terminologica con il SEM) ma per “significati” culturali e letterari. La Realtà è Aumentata, poiché si arricchisce di informazioni prelevate dal web. Si parla già ora di “Internet of things” (internet per pensare), giacchè navigano anche le applicazioni e non solo l’utente. 

In sintesi, il Web 3.0 può essere definito come “Web Potenziato”, caratterizzando la capacità del Web di influire sulla realtà.

Le competenze aziendali di comunicazione, relazione e tecnologia si fondono sull’asset della linguistica e sulla specializzazione di semantica e semiotica

Con un’utente è sempre più attivo, le attività di web marketing dovranno sempre di più andare verso l’interazione, la personalizzazione, creando messaggi mirati e interessanti per ogni segmento di mercato

Il vero interrogativo che una mente imprenditoriale deve ad oggi porti, parlando di web, è posta nell’analisi dei paradigmi di internet, della sua velocità e delle sue necessità, in coerenza ed ottemperanza delle reali necessità dell’impresa.

Il primo indispensabile quesito del marketing deve proporsi lindagine del mercato di riferimento e dei valori che l’azienda promuove

Infatti la prima risposta che internet fornisce è un cambio di paradigma: da un bisogno di valicare i confini culturali e geografici, l’uomo sta tornando, a meno di un secolo, ad una richiesta di personalità, di auto-immaginazione, nella impellente necessità di svincolare i valori globali per ritornare su princìpi culturali tradizionali.